I segni dei mercanti a Venezia nel Fondaco dei Tedeschi

Questo testo pubblicato è solo un estratto del libro omonimo che parla della storia e del ritrovamento dei “segni dei mercanti a Venezia nel Fondaco dei  Tedeschi”

Il Fondaco dei Tedeschi
Il Fondaco dei Tedeschi, palazzo che sorge ai piedi del ponte di Rialto, con la sua facciata principale

 

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sul Canal Grande, è un monumento celebre della mercatura veneziana; era destinato inizialmente al controllo delle operazioni commerciali, oggi è conosciuto come il Palazzo delle Poste (Fig.3). Della storia e degli  avvicendamenti  di questo palazzo, molti si sono interessati, ne riportiamo alcuni : G.M.thomas, G.-B. Cavalcaselle e J.-A.Crowe, etc…

Il Fondaco dei Tedeschi, la sua storia, la costituzione di un deposito per mercanti stranieri e la stessa denominazione “Fondaco”, ci ricongiungono ai modelli arabi. Il Fondaco, fin dagli inizi (XIII°sec.), fu destinato esclusivamente ai tedeschi, in seguito furono ospitati anche austriaci, ungheresi e popolazioni dell’Europa del nord.

Il 27 gennaio 1505 il Fondaco dei Tedeschi viene  distrutto totalmente da un incendio che perdurò per tutta la giornata seguente.

Il 19 giugno 1505, nel suo decreto, il Senato approva la ricostruzione del palazzo su progetto di un certo  «Girolamo il tedesco», misterioso personaggio.

Il primo agosto 1508, ci fu l’inaugurazione e la benedizione del Fondaco, i lavori di ricostruzione durarono circa tre anni e mezzo; il costo complessivo ammontò a più di 30.000 ducati[1]. Lo splendore durò ancora per un secolo abbondante, finché col cadere dei traffici che si verificò già sul finire del secolo decimo settimo, la vita del Fondaco si ridusse a ben poca cosa e la dominazione napoleonica e poi austriaca ne suggellarono la fine. Il monumentale edificio della mercatura veneziana fu privato da ogni sua funzione; quei pochi mercanti che vi erano rimasti si ritirarono nella casa di un loro connazionale ai gesuiti.  Il palazzo come lo vediamo oggi è stato il frutto di lavori di ristrutturazione e consolidamenti eseguiti dai vari Enti che si sono susseguiti.

L’organizzazione
I motivi che condussero nella prima metà del secolo XIII° alla costituzione del Fondaco dei Tedeschi, nell’ambito di un irrigidirsi dell’organizzazione del controllo del commercio estero veneziano, furono principalmente di natura politico-economica e fiscale.

Venezia poteva prosperare quale intermediario del commercio tra i paesi oltramontani e il Levante, soltanto se lo scambio di merci avveniva nella sfera del suo potere.

La struttura ospitava permanentemente circa 100-120 mercanti tedeschi oltre ad un numero notevole di imballatori, cuochi, trasportatori, etc. Lo Stato di Venezia assunse nelle proprie mani la direzione del Fondaco. Tra i vari funzionari troviamo i Visdomini del Fondaco dei Tedeschi, i Consoli e i Sopraconsoli dei mercanti, il Gastaldo. Accanto a questi funzionari direttivi, al Fondaco lavorava un gran numero di subalterni, ai quali spettavano gli incarichi di pesare, imballare, trasportare le merci e simili. Ogni mercante tedesco era obbligato ad alloggiare nel Fondaco; ai barcaioli che li traghettavano a Venezia dalla terraferma, era proibito portarli in un altro luogo che non fosse il Fondaco. Ad ogni mercante veniva assegnato un “messetta” che doveva fargli da interprete e assisterlo in tutte le sue contrattazioni.

Unico in tutta Europa, il Fondaco dei Tedeschi a Venezia era al contempo un’alta scuola di commercio; molti infatti furono i giovani alemanni che appresero tra le sue mura parte della mercatura.  Il celebre Fugger fu uno di loro.

 I rilievi
Lo studio presso il Fondaco è iniziato con l’acquisizione e il rilievo dei segni, graffiti vari (vedi figure, disegni e raggruppamenti); successivamente è stata effettuata la catalogazione degli stessi, con la relativa quantificazione. E’ stata eseguita la descrizione di certi segni e le rappresentazioni grafiche; per agevolarne il riconoscimento di alcuni si è dovuto aumentare le loro relative proporzioni. Inoltre, nel raggruppamento (vedi un estratto in Tabella Fig.4), certi segni sono stati orientati diversamente per una migliore comprensione. Il rilievo non può essere preciso in tutte le sue parti, deve essere considerata come un’esposizione d’insieme vista l’entità e la varietà dei segni ancora o in parte visibili; la difficoltà è sorta nel rilievo di queste marche o graffiti scolpiti.

La maggior parte dei segni sono costituiti da simboli e in certi casi sono accompagnati dalle lettere iniziali del nome e del cognome. I segni sulle colonne sono molto più precisi di quelli presenti sui ripiani; si comprende che i primi sono stati effettuati con attrezzi specifici e da mano esperta, presumibilmente servivano a segnalare l’appartenenza di quel luogo ad uno specifico mercante. In alcuni casi la presenza della medesima marca è stata rilevata nella stessa linea dei vari piani. Riscontriamo un gran numero di rappresentazioni del gioco della “Tria”, specialmente al secondo e terzo piano, nel libro viene analizzata e studiata questa singolarità. Alcune marche di mercante sono state identificate a seguito di innumerevoli ricerche in diversi archivi. Sono stati individuati inoltre il passaggio, il periodo e la permanenza del proprio  mercante  all’interno del  Fondaco.

Qui di seguito ne trovate elencati alcuni:
Fugger, Sitzinger, Thenn, Wolff, Stenglin, Schorrer, Praun, Hochenauer, Schreiber, Praun, Imhoff, Kolb, etc…

Lo spettatore, recandosi nel luogo,  può ammirare i segni in tutta la loro particolarità e potrà facilmente percepire  un messaggio carico di significato e, perché no, di una certa valenza simbolica.

I segni sulla facciata
In merito ai segni situati nel tondo di due plutei sottostanti alle finestre della facciata principale del Fondaco, quella rivolta verso il Canal Grande, viene esposto uno studio accurato sui marchi rappresentati.

Questi marchi sono risultati poi appartenenti alle rispettive famiglie dei grandi mercanti ospitati in quelle stanze; questa teoria rovescia la precedente affermazione storica che sosteneva l’appartenenza del segno a qualche costruttore.

La marca
Nel libro, viene presentata una ricerca che riteniamo importantissima per l’identità delle marche mercantili.  Nel secondo piano del Fondaco, è stata individuata una marca a «quattro di cifre» che successivamente è stata confrontata con una marca presente su una balla, in una xilografia coeva di Jobst Amman, opera che rappresenta due mercanti intenti a conversare nel Fondaco; il segno viene inoltre citato e riconosciuto come marca di mercante nel testo di Tommaso Garzoni[2] «La piazza universale di tutte le professioni del mondo».

I mercanti Imhof
Nel palazzo, al secondo piano, nel lato rivolto verso il Canal Grande, su di una piana di marmo, tra le varie marche incise viene riconosciuta quella appartenente ai mercanti Imhof (Fig.2), celebre famiglia Patrizia di Norimberga.; questa marca di mercante  la ritroviamo anche in archivi tedeschi e ci venne ulteriormente confermato da un documento del XVI° sec conservato presso gli archivi municipali di Lyon, in Francia[3]. I mercanti Imhof furono nominati più volte, anche come corrieri, nelle lettere del famoso pittore, incisore Albrecht Dürer; lettere spedite da Venezia e indirizzate al suo amico Pirkheimer.

Il mercante Schorrer
Una  marca  ritrovata al terzo piano del Palazzo è presente negli archivi tedeschi come marca di proprietà della famiglia Schorrer. Tempo addietro ci siamo imbattuti su di una  pietra tombale in parte illeggibile e apposta su di una facciata della chiesa parrocchiale di Vipiteno (Fig.8). Al centro della lapide è presente una marca identica a quella ritrovata al terzo piano del Fondaco. Orbene ci potrebbero essere molte probabilità che questa lapide sia appartenuta ad un mercante, Scharrer, quel mercante citato da diversi storici, come colui che probabilmente  trasportò  il famoso altare di Multscher  da Ulm a Vipiteno stesso.

Si può facilmente comprendere come gli studi in questo ambito possano risultare utili a rafforzare le nostre conoscenze storiche.

Hieronymus lo Todesco
Abbiamo affrontato, infine, anche il caso del primo architetto del Fondaco «Hieronymus lo Todesco» di cui si sono perse le tracce nei tempi; è stato l’autore del progetto iniziale  accolto dalla Serenissima. Non si è compreso chi fosse esattamente questo misterioso personaggio raccomandato dalla comunità tedesca.

Confidiamo nella speranza che in futuro si potrà  svelare il segreto della sua identità e il suo vero ruolo relativo al Fondaco dei Tedeschi.

                                                                                                                        Ferdy hermes Barbon
Bibliografia
[1] Gerhard Ròsch, Il Fondaco dei tedeschi, cit., pp. 58.
[2] Tomaso Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo, a cura di Giovanni Battista Bronzini, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 1996, pp. 669-670; Schopper, Hartmann, De omnibus illiberalibus sive mechanicis artibus, humani ingenii sagacitate atque industria … liber., Frankfurt am Main: apud G. Coruinum impensis S.C.Feyerabent, 1574.
[3] Archives municipales de Lyon, Privilèges des Foires de Lyon,  cote : HH292.

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